domenica 23 febbraio 2014

(gialli in controtempo)


Allo specchio indugio, a piedi scalzi
perdo tempo a riconquistarmi:
saltasse fuori una ruga
impavida, a decretare di nuovo
che anche oggi esisto.

Ma stanotte c’è stato il tuo braccio
a raccogliere, a dipanare
a slegare i polsi
la gola stretta in un intreccio
di lenzuola, incubi, fiati interrotti.

Me lo racconta
questo chiosare lieve di gialli
che dilaga in anticipo
oltre la pioggia di acqua e luce.

Davide Tartaglia

sabato 1 febbraio 2014

(a mio padre)


Guardavamo l’album di famiglia
e ti hanno crocifisso
su una fotografia, eri di spalle
con le mie spalle, la testa reclinata
leggermente a destra, per osservarmi.
Portavi i miei occhi abbacinati
eppure non mi somigliavano:
i tuoi erano forti e di terra
senza un filo di vento.
Gli alberi nel tuo cielo pallido
parlano una lingua chiara,
si chinano curvi, vigilano
che la sabbia non manchi mai
e l’acqua sia a sufficienza.
Portavi i miei occhi, come un abito
posticcio, appeso addosso
nel giorno della cerimonia.

Sei davvero tu, la figura
impressa nel dagherrotipo
il giovane sambuco in bianchennero
ancorato alla bandiera
che sventolava i verdi sogni?
O forse sono solo io
nel tentativo di somigliarti?

Risaliamo insieme
questo palmo di terra livido
per quello che ci è concesso, e tu
amerai a lungo, i miei tradimenti,
le assenze di luce nelle svolte.
Quando scenderai, ancora senza tremore
porteraì con te i miei occhi
che non hai mai avuto.

Davide  Tartaglia