Guardavamo
l’album di famiglia
e ti
hanno crocifisso
su una
fotografia, eri di spalle
con le
mie spalle, la testa reclinata
leggermente
a destra, per osservarmi.
Portavi
i miei occhi abbacinati
eppure
non mi somigliavano:
i tuoi
erano forti e di terra
senza un
filo di vento.
Gli
alberi nel tuo cielo pallido
parlano
una lingua chiara,
si
chinano curvi, vigilano
che la
sabbia non manchi mai
e
l’acqua sia a sufficienza.
Portavi
i miei occhi, come un abito
posticcio,
appeso addosso
nel
giorno della cerimonia.
Sei
davvero tu, la figura
impressa
nel dagherrotipo
il giovane sambuco in
bianchennero
ancorato alla bandiera
che sventolava i verdi sogni?
O forse
sono solo io
nel
tentativo di somigliarti?
Risaliamo
insieme
questo palmo
di terra livido
per
quello che ci è concesso, e tu
amerai a
lungo, i miei tradimenti,
le
assenze di luce nelle svolte.
Quando
scenderai, ancora senza tremore
porteraì
con te i miei occhi
che non
hai mai avuto.
Davide Tartaglia