Allo specchio indugio, a piedi scalzi
perdo tempo a riconquistarmi:
saltasse fuori una ruga
impavida, a decretare di nuovo
che anche oggi esisto.
Ma stanotte c’è stato il tuo braccio
a raccogliere, a dipanare
a slegare i polsi
la gola stretta in un intreccio
di lenzuola, incubi, fiati interrotti.
Me lo racconta
questo chiosare lieve di gialli
che dilaga in anticipo
oltre la pioggia di acqua e luce.
Davide Tartaglia
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